martedì 5 giugno 2012

Tono muscolare e attenzione


Molto spesso mi confronto con medici pediatri ma anche genitori che credono che la psicomotricità sia una “sorta di terapia” che va affrontata quando proprio non se ne può fare a meno,quando un eventuale problema di comportamento venga segnalato da più parti (Scuola,parrocchia,corsi sportivi...),rimanendo nell'attesa che il bambino “maturi” anche se egli stesso già si percepisce come inadeguato rispetto alle richieste del mondo esterno
Già alla fine della Scuola dell'Infanzia possiamo osservare quali saranno i bambini che potrebbero non avere tempi di attenzione adeguati , e in base a questo poter valutare l'opportunità di intraprendere un percorso psicomotorio che possa aiutare il bambino a prolungare la sua concentrazione. Per questo la figura dello psicomotricista all'interno della Scuola dell'Infanzia sarebbe molto opportuna, perchè egli non si limita a “fare psicomotricità”,come da alcuni insegnanti mi è stato detto, osserva il gruppo di bambini e sa quali sono le attività giuste da proporre per favorire determinati aspetti dell'iniziativa motoria. Da più parti sento di persone che si occupano di attività motorie per i bambini che mirano allo sviluppo globale senza davvero sapere cosa propongono e perchè. E' molto importante che invece le attività motorie per i bambini abbiano un fine e che chi le propone sappia cosa sta facendo.
Per i bambini,per esempio che faticano a mantenere un giusto livello di attenzione verso attività specifiche si possono proporre tutta una serie di esperienze che non solo andranno ad arricchire il loro bagaglio,ma che potranno senza il rischio di essere noiose o costrittive, sviluppare in modo naturale quegli aspetti che risultano non adeguati.
Questo si può fare se si conoscono i meccanismi che regolano il tono e la veglia cioè le attività di tipo neurologico che regolano il funzionamento del nostro corpo.
Se il tono muscolare cioè l'attività muscolare che il nostro corpo compie è troppo elevata, la nostra attenzione non potrà venire canalizzata in maniera efficace verso uno specifico stimolo ma sarà diffusa all'azione di tutto il corpo. Provate per esempio a muovere contemporaneamente le braccia le gambe e nello stesso momento cercare di seguire una persona che vi parla, sarete così distratti da tutti i movimenti che il vostro corpo sta compiendo da non riuscire a dirigere la vostra attenzione in maniera efficace verso le parole del vostro interlocutore. Questo è un po' quello che succede ai bambini che possiamo definire 'ipercinetici', quelli che in classe si alzano spesso,che hanno continuamente bisogno di muoversi o di giocherellare con le matite,con la gomma, con qualsiasi cosa gli passi tra le mani.
Le insegnanti fanno molta fatica a gestire la classe e a portare avanti il programma quando hanno bambini di questo tipo, e il bambino stesso comincia a percepirsi non adeguato rispetto alle richieste della Scuola e ne soffre. Tuttavia questo non è un controllo che si acquisisce imponendo al bambino di stare fermo o punendolo,anzi con questo tipo di atteggiamento quasi sempre si peggiorano le cose poiché cresce il senso di inadeguatezza e il rifiuto verso un ambiente da cui si sente egli stesso rifiutato. La psicomotricità in questi casi è una strada che si può percorrere con risultati ottimi, senza che per il bambino sia una sconfitta, anzi, molto spesso anche il rapporto privilegiato con un adulto che lo incoraggia e lo rende artefice dei propri risultati fa in modo che si riesca non solo a migliorare il controllo della propria attività ma anche ad accrescere la sua autostima,non solo sulla carta ma nella pratica.
Ed è proprio questa la forza della psicomotricità funzionale l'immagine che il bambino ha di sé migliora e lo fa attraverso la pratica, non a tavolino,non con le parole, attraverso risultati che egli stesso può misurare. Le attività vengono selezionate in base all'effettiva capacità del bambino,in base ai suoi bisogni e al suo sviluppo, alcune volte si può decidere che per un determinato bambino può essere utile lavorare in un piccolo gruppo,eliminando la parola competizione ma promuovendo una reale collaborazione.

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