martedì 6 settembre 2016

PERCHE' SCEGLIERE UN PER-CORSO DI PSICOMOTRICITA' 



Nella scuola dell'infanzia e nei primi anni della scuola primaria le competenze che i bambini dovrebbero acquisire sono tantissime, gli spazi in cui possono essere lasciati liberi di esplorare e misurarsi con piccoli e grandi ostacoli sono in misura sempre minore a causa dei ritmi di vita diventati  ormai frenetici, è cosi' che i bambini abitano e frequentano sempre di più spazi con tempi e modalità che si avvicinano molto a quelli di lavoro dei genitori ma sono lontani da bisogni specifici per la loro età e per il loro livello di crescita.

La psicomotricità funzionale parte sempre dall'osservazione dei bisogni del bambino, che nell'età della scuola dell'infanzia e pimi anni della scuola pimaria ha bisogno di essere "visto" nella sua unicità e nutrito secondo il suo bisogno specifico che non è mai statico ma si evolve e cambia continuamente, inutile e potenzialmente dannoso ripercorrere in maniera standard protocolli che si adattano alla maggioranza dei bambini, ma non a tutti, senza peraltro tenere conto delle singole peculiarità.

Per fare in modo che un ambiente e ciò che esso propone sia efficace, anche l'attenzione verso le relazioni che si vanno costruendo assume un peso enorme, saper gestire un piccolo gruppo e valorizzare le relazioni tra pari ponendo l'attenzione su valori quali la collaborazione e l'aiuto reciproco è uno dei tanti aspetti che la psicomotricista si propone di fare durante il percorso.
Il piccolo gruppo accoglie il bambino e gli permette in maniera naturale  di avere uno spazio e un tempo in cui si può esprimere, dal punto di vista motorio ed emotivo.

Lo strumento privilegiato che viene utilizzato è il gioco (psico)motorio, che permetta ai bambini di mettere in campo tutta l'energia di cui sono capaci, ma anche di saperla, su richiesta, canalizzare rivolgendo l'attenzione su aspetti specifici che riguardano non solo il movimento ma anche la costruzione di competenze che saranno il bagaglio di ognuno di loro.

Gli incontri sono strutturati per dare a tutti la possibilità di muoversi, di collaborare ma anche di esprimersi utilizzando canali diversi come quello grafico con colori e valorizzando l'esperienza tattile ma anche quella verbale di gruppo.

Lo psicomotricista parte sempre dall'osservazione del bambino e del piccolo gruppo per progettare ogni incontro, i bisogni che il bambino esprime attraverso la sua condotta motoria permettono di strutturare un percorso condiviso con i genitori per renderli partecipi del percorso che il loro bambino sta compiendo e supportare da casa il lavoro dello psicomotricista ma soprattutto la crescita del bambino.

Attraverso le proposte che vengono fatte durante gli incontri il bambino acquisisce abilità specifiche come coordinazioni semplici e complesse ma anche una buona immagine di sè, perchè riesce a fare cose sempre più complesse e si rende conto da solo e nella pratica di essere competente accrescendo la sua autostima.


Non perdete l'occasione di far partecipare il vostro bambino a questi nuovi per-corsi!






I pacchetti frequenza previsti sono da 10 incontri ed hanno un costo di 70 euro ogni gruppo parte con un minimo di 5 iscritti ed un massimo di 8.
Se volete saperne di più sui nuovi per-corsi in partenza da ottobre presso il Centro m'ama di Siena potete scrivere a: centromamasiena@gmail.com oppure contattarmi al n°328/6884726



VI ASPETTO!













AD OTTOBRE INIZIANO I PER-CORSI DI PSICOMOTRICITA' FUNZIONALE



martedì 8 gennaio 2013

CONTINUA L'ESPERIENZA PICCOLI PASSI A SIENA

Continua con successo l'esperienza del Progetto Piccoli Passi a Siena,iniziata come una scommessa (come un pò tutti i Progetti,diciamolo!). Ad oggi sono molte le mamme che hanno creduto in noi, nei loro bimbi e nella voglia di condividere non solo parole ma anche esperienze vissute insieme ogni mercoledì.
Abbiamo riso, gioito di ogni scoperta e conquista dei bambini che partecipano con entusiasmo alle attività che ogni settimana proponiamo. Ogni esperienza ci offre lo spunto per riflettere sul nostro agire di genitori,sui nostri bambini e le specifiche qualità e caratteristiche di ognuno di loro.
La fine del mese di Dicembre è stato per noi occasione per fare un piccolo bilancio su questa esperienza che tanto sta dando a noi che le proponiamo, ma anche alle mamme e ai papà che ogni settimana passano al Dedalo due ore con i propri figli, due preziose e importanti ore in cui riusciamo a stimolare i bambini attraverso esperienze sempre diverse, a volte molto coinvolgenti, ma anche a ritagliare un pò di spazio per chiacchiere tra mamme...che dirvi...sono entusiasta di condividere con la mia bambina uno spazio che a me per prima mancava e che, come me, tante altre mamme trovino questo spazio un'appuntamento al quale non si può rinunciare....Grazie!!

Silvia Campanella
Una volta che il bambino avrà conquistato la stazione seduta anche aiutato da cuscini messi a 'ferro di cavallo' attorno a lui (chi avrà acquistato il cuscino da allattamento potrà utilizzarlo, in questa fase) dovremo pensare ad una attività che coinvolga tutti i suoi sensi e che sia stimolante per lui.

Ricordiamoci sempre che a questa età il bambino sarà nel pieno della sua fase orale e che quasi certamente ogni cosa che si troverà vicino vorrà portarsela alla bocca. Io consiglio caldamente il cestino dei tesori al cui interno avremo messo molti oggetti che tengano conto del bisogno di esplorazione attraverso i sensi della realtà che lo circonda.

Potrà succedere che il bambino si sporga in avanti o di lato e che cada, niente paura, ci siamo già preoccupate di creare un ambiente morbido intorno a lui che gli permetterà di non farsi male, ma anzi di utilizzare questo 'evento' come una ulteriore possibilità per sperimentare le possibilità del suo corpo. Inoltre è questa la prima fase in cui viene messo in gioco ed allenato l'equilibrio. Probabilmente potrà accadere che si ritrovi prono e che l'oggetto che lui stava poco prima esaminando si sia anch'esso spostato poco più avanti della sua mano, da qui in poi cercherà di attuare tutte le tecniche che fin qui avrà sperimentato per raggiungerlo...compresa quella di gorgheggiare verso la figura di accudimento per comunicare il suo bisogno o disappunto.

Pian piano si allungherà e riuscirà a prendere con successo quello che vuole,magari aggrappandosi al bordo del materassino, ma comunque riuscendoci da solo.

Gli schemi motori di azione si vanno raffinando,la muscolatura si è allungata e rinforzata tanto da permettere al bimbo di provare a puntare i palmi delle mani a terra e tirarsi su fino a metà tronco, il passo successivo sarà quello di mettere le gambe a 90 gradi e conquistare la quadrupedia.

Bene! La prospettiva cambia, il mondo da questa posizione sembra molto diverso,nuovo, tutto da esplorare. Consiglio sempre ai genitori di provare a mettersi all'altezza del loro bambino che sta per iniziare a gattonare e girare per casa eliminando ogni eventuale pericolo, all'inizio direi che la stanza in cui è stato messo il tappetone è più che sufficiente.

Come dicevo ci siamo quasi,ora che è a quattro zampe potrebbe iniziare a gattonare... in realtà gattonare è molto più difficile di quanto sembra, perchè si deve coordinare il movimento di ben quattro arti! Non solo, i quattro arti devono sostenere il peso del corpo , il quale varia a seconda del movimento e in più c'è anche da fare i conti con l'equilibrio... sembra impossibile se pensiamo alla complessità degli atti implicati, eppure un bel giorno il bambino gattona, all'inizio con fatica,mantenendo come base sicura il materassino,successivamente allargando sempre più il suo raggio d'azione. Bisogna sempre tenere conto che i bambini non sono tutti uguali e quindi non tutti gattonano nello stesso modo, quello che è importante è che riescano a conquistare l'indipendenza nello spostarsi! Bisognerà accantonare giochi che portati in giro in bocca potrebbero diventare pericolosi, e probabilmente da qui a poco, metter via anche il tanto amato cestino dei tesori!

Nei mesi successivi il modo di gattonare diverrà più spedito, la curiosità del bambino lo porterà a tentare di esplorare ogni angolo della casa e sarà importante per la serenità di tutti avere eliminato ogni pericolo possibile. Sicuramente modificare in parte la casa sarà una soluzione che andrà bene per tutti, piuttosto che ripetere milioni di volte 'non toccare'.

Una volta rinforzata la muscolatura delle braccia e delle gambe, aver allenato l'equilibrio, si andrà ad esplorare le possibilità successive, ogni appiglio potrà essere utile per issarsi in piedi, e la prospettiva cambia di nuovo. La tentazione di molti genitori a questo punto potrebbe essere di far camminare senza sosta il bambino sostenendolo magari con le braccia in alto. STOP! Lasciate che sia lui a decidere quando sarà il momento giusto e risparmiate dolori lancinanti alle vostre schiene!

Tutto questo sforzo non vale il risultato, non solo il bambino non camminerà prima (perchè non avrà esercitato una funzione fondamentale: l'equilibrio) ma abituato a fare i passi con le braccia in alto, una volta appreso a camminare lo farà proprio con le braccia in alto, con dubbi vantaggi per lui.

Se ognuna delle tappe precedenti sarà stata vissuta con serenità e ampiamente sperimentata, il piccolo camminatore tenderà si ad ondeggiare mentre muove i primi passi completamente da solo, ma ad una giusta velocità, con il baricentro spostato verso il basso, evitando il rischio di brutte cadute che lo potrebbero inibire o spaventare. Tempo permettendo i piedini dei bimbi devono restare nudi il più possibile per lasciare che percepiscano la superficie di appoggio del piede.

Lo sviluppo psicomotorio del bambino nel primo anno di vita: 1^ parte

Una volta stabilizzate le abitudini del neonato intorno al primo mese di vita molti genitori si chiedono cosa possono fare per stimolare la crescita armonica del bambino affinchè tutte le tappe di sviluppo si possano compiere nei giusti tempi.

A partire dai primi giorni possiamo tenere il bambino sul fasciatoio o sul letto a pancia sotto per aiutarlo a rinforzare la muscolatura del collo nel controllo della testa.
Dopo il primo mese i momenti di 'veglia', che corrispondono alla disponibilità allo scambio con l'ambiente, una volta che il bambino è pulito e sazio, aumenteranno sensibilmente e sarà quindi quello il momento giusto in cui poter proporre nuove posizioni o nuovi giochi, il tutto sempre senza aspettarsi che abbia una durata superiore ai 10 minuti (almeno iniziamente).

Interessante sarà vedere lo sviluppo della oculomotricità soprattutto se sulla culla avremo messo una giostrina che gira con una musica rilassante. Nei mesi successivi lo sviluppo fisico procederà in modo biologicamente predeterminato cioè in senso cefalo-caudale (dalla testa ai piedi), la muscolatura che andrà rafforzandosi sarà quindi quella dorsale così da permettere verso i 6 mesi il controllo del tronco e quindi la posizione seduta.

Si potrà notare presto come il bambino sarà velocemente in grado di riconoscere gli stimoli che gli vengono proposti, tenendo conto anche del fatto che proverà piacere nel ritrovare le stesse cose ogni giorno.

Il primo schema motorio che andrà rinforzandosi sarà azionato da un movimento casuale che il bambino effettuerà e che produrrà nell'ambiente un cambiamento (la giostrina che gira davanti a lui si muoverà in maniera diversa rispetto al solito una volta che accidentalmente lui l'avrà colpita), questo non farà che rinforzare l'apprendimento iniziale, per prove ed errori. Nei giorni successivi comincerà a capire che ciò che succede nell'ambiente si può modificare ad una sua azione e tenterà di nuovo di alzare la mano in modo non coordinato ma sempre più preciso, fin quando grazie alle aumentate capacità di coordinazione oculo manuale riuscirà ad afferrare un oggetto (senza mollarlo più!) e successivamente portarlo alla bocca.

Non appena potrà tenere la testa su e avrà rinforzato sufficientemente la muscolatura della cintura scapolare, potrà essere messo su un tappeto morbido (io consiglio la gomma piuma di 3-4 cm rivestita magari anche solo con un lenzuolo, che potrà essere spesso sostituito e lavato) con alcuni giochi a poca distanza da lui; all'inizio si può provare a metterlo supino, o prono, o ancora girato lateralmente con oggetti che possano attrarre la sua attenzione, in modo da stimolare in lui una reazione di sbilanciamento che lo porti a rilevare una variazione della sua posizione nello spazio. E' importante che il bambino, almeno inizialmente, non si senta 'solo' nel tappetone e che non lo percepisca come ambiente privo di confini e senza la presenza dell'adulto: la mamma potrà sedersi vicino a lui non necessariamente intervenendo in ciò che fa o tenta di fare il bambino ma come supporto affettivo e rassicurante per lui, in una situazione nuova.

Una volta permesso di associare il tappetone ad una sensazione piacevole per il bambino la mamma potrà spostarsi un po' sempre mantenendo il contatto visivo con lui. Il tappetone comincerà ad entrare nella routine del bambino e a configurarsi come una base rassicurante da cui far partire l'esplorazione dell'ambiente, ma anche di sé; infatti il bambino in una superficie morbida che lo può proteggere da eventuali cadute, ma che non lo è troppo e che quindi non gli impedisce di esplorare le possibilità del suo corpo, comincia a prendere confidenza con le parti del suo corpo, tenta di spingersi con i piedi sentendo le dita che a contrasto con la superficie producono un movimento, le braccia si allungano così come le mani e riescono ad afferrare un oggetto a pochi centimetri da lui.

Come ho già detto tutto questo all'inizio sarà un meccanismo di apprendimento per prove ed errori, ma ben presto se gliene diamo la possibilità, strutturerà una vera e propria serie di schemi motori molto raffinati.

Molti bambini che conosco non hanno mai la possibilità di fare questo tipo di esperienze soprattutto quando sono molto piccoli, restano appoggiati tutto il giorno a supporti rigidi come ovetti,sdraiette,seggioloni, non li voglio elencare ma ancora vedo in giro moltissimi box e sento ancora parlare di girelli e ora anche le mirabolanti altalene che addirittura li intrattengono per delle mezz'ore. Chiediamoci sempre se sono i bambini ad averne bisogno di tutti questi supporti super utilizzati anzi, direi proprio abusati, oppure se siamo noi che per stare tranquilli per non farli raffreddare/sporcare/cadere abbiamo bisogno di tutto questo...

Visione, abilità motorie e disturbi dell'apprendimento

La scorsa settimana ho partecipato ad una interessante giornata di formazione durante la quale sono rimasta veramente stupita di quanto ancora non sappiamo del nostro corpo, in generale e in particolare del cervello.

La vista che gli oculisti misurano è solo una piccolissima parte di quanto invece andrebbe sondato quando si presenta un problema visivo. Questo è tanto vero quanto più il bambino è piccolo e deve quindi, tramite la visione creare 'le misure' tra sé e il mondo circostante.

Il vedere non è un input che colpisce il cervello, il vedere è ciò che il cervello fa di quell'input, trasformandolo in una proiezione.

Se ci pensiamo bene, il 75% delle informazioni sensoriali che raggiungono il cervello sono informazioni visive, che non si fermano agli organi preposti alla vista ma raggiungono il cervello che rapidamente decide cosa fare di quello specifico stimolo (pensiamo a quando siamo in macchina e un automobilista ci taglia la strada,i tempi di risposta a questo tipo di stimolo percepito come pericolo sono calcolabili in pochissimi secondi).

La visione organizza anche l'impostazione posturale della persona utilizzando le informazioni che giungono al cervello tramite 5 dei 12 nervi cranici, la postura è data inoltre da uno stato emotivo che a sua volta programma il tono muscolare,il quale a sua volta è condizionato dalla funzione visiva. Questo per ribadire ancora una volta che l'essere umano ha un funzionamento molto complesso,ma che nessuna delle funzioni di cui dispone può essere vista come singola,ogni aspetto è collegato e noi siamo un tutt'uno.

Il professionista che si occupa (e spesso lo fa in collaborazione con gli psicomotricisti) di 'allenare' la vista, non da un punto di vista muscolare come farebbe un oculista bendando l'occhio pigro, è l'optometrista comportamentale. In Italia questi professionisti sono al massimo 40 e si occupano di funzionalità visiva,di convergenza, di percezione spaziale.

Un altro aspetto che nella mia pratica professionale, inquadrando i bambini da un punto di vista psicomotorio, spesso riscontro è la frequenza con cui bambini con diagnosi DSA abbiano problematiche di inseguimento visivo,con movimenti dell'occhio che faticano a seguire un punto dato,che spesso tendono a tornare indietro o a perdere la fissazione.

Il visual training,fatto da un buon optometrista comportamentale può aiutare questi bambini,nella percezione visiva, nell'inseguimento, nell'impulsività e può essere un ulteriore aiuto nel migliorare la qualità della vita di questi bambini.

Il trainig visivo agisce su base neurologica andando a creare delle vere e proprie connessioni in aree cerebrali specifiche , il che significa che una volta interrotto il training non c'è il pericolo di ritornare ad avere problemi dello stesso tipo,come invece succede quando il training è solo muscolare.

Questo articolo non ha la pretesa di essere esaustivo,ma vuole essere un ulteriore spunto di riflessione!

Corpo ed emozioni

La prima forma di comunicazione che il bambino mette in atto per relazionarsi con il mondo esterno è di tipo corporeo. Quante volte abbiamo toccato il nostro pancione e ricevuto come risposta un calcetto?

La mamma attraverso il tocco comunica la sua disponibilità al dialogo e il bambino risponde toccando a sua volta la zona dove ha percepito il tocco. Dopo la nascita allo stesso modo il tatto comunica la disponibilità all'ascolto, allo scambio.

Il bambino nascendo comunica i suoi bisogni attraverso il pianto e ad uno stato di 'tensione' muscolare generalizzato, al quale la madre rispondendo restituisce un senso di rilassatezza generalizzato.

Si ottiene quindi uno schema molto semplice di percezione del bisogno caratterizzato da uno stato di agitazione che nel neonato si propaga a tutto il corpo seguito poi dalla risposta al bisogno e successiva rilassatezza muscolare. Questo schema in Psicomotricità viene chiamato dialogo tonico, perchè attraverso il tono muscolare la diade madre bambino instaura un vero e proprio dialogo che parte proprio dal corpo.

La fiducia nel mondo esterno si instaura grazie all'accoglimento del bisogno del bambino e dalla sua soddisfazione creando le basi sulle quali si costruiranno le relazioni future.

Un'attenzione particolare da parte della mamma va rivolta verso se stessa in questa fase e nelle successive, specialmente nei momenti in cui i bisogni del bambino non sono di così chiara identificazione, pensiamo ad esempio al periodo delle coliche, in cui a volte siamo più portati ad accumulare tensione a causa dei lunghi pianti. Il nostro corpo comunica attraverso la nostra muscolatura, se siamo preoccupate tenderemo ad avere un tono muscolare più alto e quindi in tensione, se non lo siamo anche la nostra muscolatura risponderà in maniera diversa.

Molto spesso succede che il bambino avverta la nostra preoccupazione attraverso ciò che il nostro corpo gli comunica e che quindi reagisca di conseguenza innalzando anch'egli il tono di base e portandolo ad una generale irritabilità.

Se riusciamo a percepire mettendoci in ascolto del nostro corpo queste variazioni e a controllarle anche il bambino si sentirà maggiormente accolto durante i momenti in cui sente il pancino in subbuglio per le coliche.

Questa speciale forma di comunicazione andrà avanti per molto tempo, anche quando il bambino sarà più grande. Quante volte ho ascoltato mamme che mi raccontavano di una visita dal dottore in cui il bambino si era comportato malissimo, piangendo e dimenandosi quando invece altre volte era stato bravissimo, ed alla domanda :- Ma tu, come stavi?- , - io ero preoccupatissima!- si erano già date una risposta da sole, perchè il bambino che 'sembra che senta quando sono preoccupata', la mia risposta è :- non è che sembra, lo sente, anche da come viene preso in braccio e toccato lo sente!- ed è quindi giusto che ne prendiamo coscienza per controllare poi le nostre emozioni, ma anche capire come esse siano comunicazione vera e propria quando siamo a contatto con i bambini, anche se ancora non le verbalizzano!