Molto spesso mi confronto con medici
pediatri ma anche genitori che credono che la psicomotricità sia una
“sorta di terapia” che va affrontata quando proprio non se ne può
fare a meno,quando un eventuale problema di comportamento venga
segnalato da più parti (Scuola,parrocchia,corsi
sportivi...),rimanendo nell'attesa che il bambino “maturi” anche
se egli stesso già si percepisce come inadeguato rispetto alle
richieste del mondo esterno
Già alla fine della Scuola
dell'Infanzia possiamo osservare quali saranno i bambini che
potrebbero non avere tempi di attenzione adeguati , e in base a
questo poter valutare l'opportunità di intraprendere un percorso
psicomotorio che possa aiutare il bambino a prolungare la sua
concentrazione. Per questo la figura dello psicomotricista
all'interno della Scuola dell'Infanzia sarebbe molto opportuna,
perchè egli non si limita a “fare psicomotricità”,come da
alcuni insegnanti mi è stato detto, osserva il gruppo di bambini e
sa quali sono le attività giuste da proporre per favorire
determinati aspetti dell'iniziativa motoria. Da più parti sento di
persone che si occupano di attività motorie per i bambini che mirano
allo sviluppo globale senza davvero sapere cosa propongono e perchè.
E' molto importante che invece le attività motorie per i bambini
abbiano un fine e che chi le propone sappia cosa sta facendo.
Per i bambini,per esempio che faticano
a mantenere un giusto livello di attenzione verso attività
specifiche si possono proporre tutta una serie di esperienze che non
solo andranno ad arricchire il loro bagaglio,ma che potranno senza il
rischio di essere noiose o costrittive, sviluppare in modo naturale
quegli aspetti che risultano non adeguati.
Questo si può fare se si conoscono i
meccanismi che regolano il tono e la veglia cioè le attività di
tipo neurologico che regolano il funzionamento del nostro corpo.
Se il tono muscolare cioè l'attività
muscolare che il nostro corpo compie è troppo elevata, la nostra
attenzione non potrà venire canalizzata in maniera efficace verso
uno specifico stimolo ma sarà diffusa all'azione di tutto il corpo.
Provate per esempio a muovere contemporaneamente le braccia le gambe
e nello stesso momento cercare di seguire una persona che vi parla,
sarete così distratti da tutti i movimenti che il vostro corpo sta
compiendo da non riuscire a dirigere la vostra attenzione in maniera
efficace verso le parole del vostro interlocutore. Questo è un po'
quello che succede ai bambini che possiamo definire 'ipercinetici',
quelli che in classe si alzano spesso,che hanno continuamente bisogno
di muoversi o di giocherellare con le matite,con la gomma, con
qualsiasi cosa gli passi tra le mani.
Le insegnanti fanno molta fatica a
gestire la classe e a portare avanti il programma quando hanno
bambini di questo tipo, e il bambino stesso comincia a percepirsi non
adeguato rispetto alle richieste della Scuola e ne soffre. Tuttavia
questo non è un controllo che si acquisisce imponendo al bambino di
stare fermo o punendolo,anzi con questo tipo di atteggiamento quasi
sempre si peggiorano le cose poiché cresce il senso di inadeguatezza
e il rifiuto verso un ambiente da cui si sente egli stesso rifiutato.
La psicomotricità in questi casi è una strada che si può
percorrere con risultati ottimi, senza che per il bambino sia una
sconfitta, anzi, molto spesso anche il rapporto privilegiato con un
adulto che lo incoraggia e lo rende artefice dei propri risultati fa
in modo che si riesca non solo a migliorare il controllo della
propria attività ma anche ad accrescere la sua autostima,non solo
sulla carta ma nella pratica.
Ed è proprio questa la forza della
psicomotricità funzionale l'immagine che il bambino ha di sé
migliora e lo fa attraverso la pratica, non a tavolino,non con le
parole, attraverso risultati che egli stesso può misurare. Le
attività vengono selezionate in base all'effettiva capacità del
bambino,in base ai suoi bisogni e al suo sviluppo, alcune volte si
può decidere che per un determinato bambino può essere utile
lavorare in un piccolo gruppo,eliminando la parola competizione ma
promuovendo una reale collaborazione.